© Marco Borrelli
Ancora una volta i 100 Cellos trasformano Ravenna nella città del violoncello
direzione artistica di Giovanni Sollima e Enrico Melozzi
I disarmanti concerti della sera
Violoncellisti per un disarmo globale
Riccardo Giovine violoncello
Rosamaria Macaluso pianoforte
A sei anni dalla prima volta, la città bizantina torna a trasformarsi in “Cellolandia”: il progetto di Giovanni Sollima ed Enrico Melozzi – nato giusto 10 anni fa in seno al Teatro Valle occupato – sembra in realtà non aver mai preso commiato dalle mura di Ravenna, tanto è entrato nelle viscere del Festival. Articolato in un lungo fine settimana, dominato da suoni tra i più profondi e suggestivi che l’uomo abbia saputo ricavare manipolando con ingegno legni, corde e geometrie, si concentra ancora una volta sulla monumentale orchestra dei 100Cellos. Che, dopo aver spopolato a tutte le latitudini, da Tokyo a Dubai, attraverserà la città fra teatri, palazzi, chiostri e basiliche secolari cavalcando le impetuose onde sonore che solo un battaglione di strumenti sinuosi e lucenti come tutto ciò che seduce l’anima può produrre.
Quando si parte con un “concerto fiume”, si capisce al volo che nulla di ciò che seguirà può darsi per scontato – del resto se la “prudenza” è bandita, rischio e azzardo sono nella natura stessa di un progetto come Cellolandia, che non solo mette alla prova uno strumento dalla storia secolare sui terreni applicativi più scoscesi, ma lo trascina nella mischia dell’attualità più rovente, a difesa di irrinunciabili ideali: la pace, il disarmo globale. Così, dalle sacre improvvisazioni lanciate al cospetto di paradisiaci mosaici, si approda al progressive-rock della leggendaria e celeberrima Premiata Forneria Marconi – a mezzo secolo da Storia di un minuto, il loro primo album, capace di combinare la potenza del rock e gli stilemi classici – spedito in orbita da una propulsione di cento violoncelli.