© Angelo Palimeri
Le 100 Chitarre Elettriche
We Sing the Body Electric
Reich and Beyond
Parco della Musica Contemporanea Ensemble
direttore Tonino Battista
con
Luca Nostro chitarra elettrica
Massimo Colagiovanni chitarra elettrica
Lorenzo de Angelis chitarra elettrica
Fabio Perciballi chitarra elettrica
Nicolò Pagani basso elettrico
Massimo Ceccarelli basso elettrico
Lucio Perotti piano
Giulia Tagliavia piano
Pietro Pompei percussioni
Flavio Tanzi percussioni
e con la partecipazione di
Alessandro DeLorenzi chitarra elettrica
Marco Fiorini chitarra elettrica
Gabriele Bombardini chitarra elettrica
Marco Rosetti chitarra elettrica
Francesco Scardovi chitarra elettrica
Michael Barletta chitarra elettrica
Michele Ingoli chitarra elettrica
Federico Baldassarri chitarra elettrica
Angelo Ragazzini chitarra elettrica
Steve Reich
Guitar Phase per chitarra elettrica e loops
Electric Counterpoint per chitarra solista ed ensemble di chitarre e bassi
2×5 per 4 chitarre elettriche, 2 bassi, 2 pianoforti e 2 batterie
Christopher Trapani
Stellazione per 4 chitarre elettriche, 2 bassi, 2 pianoforti e 2 batterie (prima mondiale)
Don Antonio Plays Don Antonio
Antonio Gramentieri chitarra elettrica, chitarra baritono e lap steel
con la partecipazione di PMCE – Parco della Musica Contemporanea Ensemble
in collaborazione con Fondazione Musica per Roma
Un importante articolo uscito sul «Washington Post» giusto un anno fa, intitolato The Death of the Electric Guitar, ha acceso un infuocato dibattito. Sono i segni dello spirito del tempo: probabilmente la “sei corde” non è più lo strumento principe della popular music, come è stato invece per tutta la seconda metà del Novecento. Ma la chitarra elettrica continua ad avere un ruolo sempre più importante in alcune traiettorie della musica contemporanea, come ben evidenziato dal lavoro di Luca Nostro, di Tonino Battista e di tutto il PMCE. Ed è nelle implicazioni di questa straordinaria attrazione che si annida il cuore di questi concerti: con le partiture di quegli autori che negli ultimi decenni hanno traslato le peculiarità dello strumento – e la sua ineffabile, magnetica sensualità – in una imprevedibile dimensione di alterità.