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- Data di creazione 2 Luglio 2020
- Ultimo aggiornamento 2 Luglio 2020
LE VIE DELL’AMICIZIA 2020: RICCARDO MUTI DIRIGE L’EROICA DI BEETHOVEN PER LA SIRIA
Concerto per la Siria dedicato all’attivista civile Hevrin Khalaf e all’archeologo Khaled al-Asaad
Venerdì 3 luglio, alle 21.30, alla Rocca Brancaleone, con l’Orchestra Giovanile Cherubini e musicisti siriani
Perché abbia significato, il dolore deve insegnarci qualcosa: il mistero altrimenti incomprensibile della sofferenza si svela solo quando ci rende capaci di condividere il dolore degli altri. Per questo Le vie dell’Amicizia, il progetto di Ravenna Festival che dal 1997 visita luoghi simbolo della storia antica e contemporanea, non dimentica la Siria. Venerdì 3 luglio, alle 21.30 alla Rocca Brancaleone, l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini accoglie fra le proprie fila musicisti della Syrian Expat Philharmonic Orchestra. Li unisce la direzione di Riccardo Muti nell’Eroica di Beethoven, per il concerto dedicato alla memoria dell’attivista civile Hevrin Khalaf (1984-2019) e dell’archeologo Khaled al-Asaad (1932-2015), vittime dell’Isis. A rendere loro omaggio anche la musicista Aynur Doğan e l’artista Zehra Doğan, entrambe di origine curda, in scena per una performance di canto e pittura che precederà l’Eroica. “L’atto di coraggio con cui abbiamo deciso di aprire il Festival di Ravenna, tornando a suonare insieme sul palcoscenico per la prima volta dall’inizio della pandemia, procede con questo concerto – spiega Muti – che si affida alla musica, il solo linguaggio che non può essere frainteso, per ritrovare la speranza in un futuro migliore, un futuro di pace anche per il popolo siriano”. Gli stessi ideali di eguaglianza, libertà e fraternità di cui è intessuta la Sinfonia n. 3 risuoneranno, domenica 5 luglio, al Parco Archeologico di Paestum, gemellato con il sito siriano di Palmira, per la seconda tappa del viaggio dell’Amicizia. Il concerto alla Rocca, già sold-out, è reso possibile dal sostegno de La Cassa di Ravenna Spa e della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.
“Oltre vent’anni fa abbiamo sorvolato l’Adriatico a bordo di aerei militari per raggiungere Sarajevo,” ricorda Riccardo Muti, “eravamo tutti commossi dalla tragedia che si stava svolgendo e la musica rappresentava un segno di fratellanza da Ravenna. È stato l’inizio di un pellegrinaggio annuale e nel 2004 ho diretto nel teatro romano di Bosra, fra Damasco e Aleppo; mi chiedo cosa sia successo a quei musicisti che suonarono con noi in quell’occasione. Da allora niente per quel popolo è andato come avevamo sperato”. Le vie dell’Amicizia rappresenta il culmine del progetto culturale di Ravenna Festival e da sempre è Muti a salire sul podio di orchestre e cori italiani, a cui in ogni occasione si sono uniti musicisti delle città meta del viaggio; indimenticabili i concerti a Beirut, Gerusalemme, Mosca, Erevan e Istanbul, New York, Il Cairo, Nairobi, Redipuglia, Teheran, Kiev...e, nel 2019, sull’Acropoli di Atene. I templi greci di Paestum riflettono la stessa ricerca di armonia, lo stesso anelito di bellezza; eterne, sì, ma al contempo – ce lo ricordano le immagini di una Palmira sfigurata dalle sistematiche distruzioni dell’Isis – fragilissime.
Anche a Sarajevo, nel 1997, fu eseguita l’Eroica. Nel Concerto per la Siria di quest’anno l’imponente sinfonia, con quella sua marcia funebre che passa da una solenne malinconia al lamento commosso, si fa anche dedica alla memoria di Khaled Al-Asaad e Hevrin Khalaf. Il primo, per decenni direttore del sito di Palmira, è stato vittima dell’Isis cui si era opposto a salvaguardia dei reperti e della storia custoditi in quel luogo. Hevrin Khalaf, segretaria generale del Partito del Futuro siriano, attivista per i diritti delle donne e in prima linea per il riconoscimento dell’identità del popolo curdo e per un dialogo pacifico fra curdi, cristiani e arabi, è stata invece uccisa in un agguato lo scorso ottobre. A rendere omaggio alla loro dignità e al loro coraggio anche la musicista Aynur Doğan e l’artista Zehra Doğan; entrambe di origine curda, entrambe impegnate per la questione femminile, entrambe oggetto di attacchi e censure. Non ne è stata indenne Aynur, che ibrida la tradizione del suo popolo con una sensibilità contemporanea e vanta collaborazioni di prestigio come quella con Yo-Yo Ma, mentre un dipinto sulla distruzione della città di Nusyabin, condiviso sui social media, è valso la condanna a due anni, nove mesi e ventidue giorni a Zehra (che non ha smesso di dipingere nemmeno nelle carceri turche). Alla Rocca Brancaleone la performance pittorica live di Zehra – proiettata sullo schermo – si intreccerà al canto di Aynur.
La Syrian Expat Philharmonic Orchestra (SEPO) è stata creata nel 2015 in Germania ed è la prima orchestra sinfonica per musicisti di professione e formazione accademica che vivono su suolo europeo, anch’essi vittime di quella diaspora che da anni affligge il popolo siriano, martoriato dal conflitto. La SEPO si dedica non solo al canone classico, ma anche alla musica siriana, araba e orientale, nelle sue forme sinfoniche e in quelle contemporanee. Molti dei musicisti della SEPO sono stati, prima di divenire rifugiati, parte della Syrian National Symphony Orchestra, quella stessa formazione che si unì agli italiani per il concerto a Bosra nel 2004. Nessun musicista ha potuto volare dalla Siria all’Italia, ma il loro direttore Missak Baghdabourian ha salutato l’annuncio del doppio concerto a Ravenna e Paestum con queste parole: “L’amicizia e la solidarietà di Ravenna Festival sono un sostegno importante per un popolo che ha pagato e sta ancora pagando un prezzo alto nella battaglia contro il fanatismo, e per una terra dove anche le pietre di Palmira, Ebla e tanti altri siti archeologici sono state vittima dell’odio e dell’oscurantismo. Un nuovo gesto umano e musicale che accentua il ruolo della cultura e la musica nel rafforzare i legami fra i popoli”.
E mentre giovedì 2 luglio al Teatro dell’opera di Damasco la Syrian National Symphony Orchestra eseguirà in diretta su Facebook l’Eroica di Beethoven, ma anche l’ouverture di Norma (parte del programma a Bosra di sedici anni fa), Ravenna Festival sostiene, con un desk di raccolta fondi in occasione del concerto alla Rocca, il progetto "Ospedali Aperti". Avviato dal Nunzio Apostolico in Siria Cardinal Zenari nel 2017, il progetto si pone l’obiettivo di aprire le porte di tre ospedali (l’Ospedale Italiano e l’Ospedale Francese a Damasco, e l’Ospedale St. Louis ad Aleppo) al maggior numero di pazienti poveri che, altrimenti, non potrebbero pagare le cure di cui hanno bisogno. Questo progetto ha già assicurato più di 30.000 cure gratuite e di qualità e punta ad arrivare a 50.000 entro la fine del 2020.
Info: 0544 249244 – www.ravennafestival.org