Ravenna mediterranea tra Oriente e Occidente
18 giugno – 24 luglio 1995
ll Ravenna Festival 1995, che si aprirà il 18 giugno con il concerto della Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Muti, sarà dedicato al Mediterraneo, polo di attrazione e punto di incontro di civiltà antichissime, centro di gravità e naturale confluenza dei percorsi culturali europei. Questo mare nel quale si rispecchiano i Miti e gli Dei, nelle cui acque coabitano i mondi della realtà e del soprannaturale verrà celebrato attraverso alcuni aspetti salienti della sua Storia e della sua Tradizione.
Alle atmosfere spagnole autentiche del flamenco e del “cante hondo” (che Cristina Hoyos porterà a Ravenna con lo spettacolo “Lo flamenco” – una novità per l’Italia), alla evocazione “regale” di Teodora di Bisanzio (cui presterà voce e corpo lrene Papas) faranno da contraltare gli elfi e le fate che Shakespeare poteva far nascere solo ad Atene per il suo A Midsummer Night’s Dream, riproposto nell’ottica singolare della versione operistica di Britten e Peter Pears, con la direzione di Gary Bertini e la regia di Robert Carsen (nell’allestimento del Festival di Aix-en-Provence).
Alle leggendarie migrazioni immaginarie di Shéhérazade, rievocata da Ravel e da Rimskij-Korsakov e ripensata in chiave coreografica da Micha van Hoecke, si contrapporranno i dolori esistenziali di Edipo, narrati da Sofocle e reinventati da Giovanni Testori in chiave tutta padana, uno spettacolo che ha ottenuto nel 1994 il Premio “Ubu” per il miglior attore (Sandro Lombardi) e la miglior regia (Federico Tiezzi). Sullo sfondo scorreranno le immagini scultoree del Nabucco diretto da Riccardo Muti (11 e 13 luglio), con la nostalgia di un ritorno in una terra bagnata da questo mare e forse per questo irrigata da “latte e miele”.
Ma non è tutto. Non mancheranno, infatti, i riferimenti alla cultura musicale africana con il suo patrimonio di inestimabile valore e di millenaria tradizione che con l’esibizione dei Farafina (il 24 luglio a conclusione del Festival). E non è possibile dimenticare, pensando a Ravenna e al Mediterraneo, quello che è il cordone ombelicale ancora vitale tra questa Città e l’Oriente da cui trae le origini. È parso allora denso di significati il poter ricondurre negli ambiti monumentali cittadini, così ricchi di testimonianze artistiche straordinarie, i canti della tradizione greco-ortodossa, quelli della Liturgia maronita e gli Inni più propriamente bizantini (Coro Greco Bizantino di Heraklion, Suor Marie Keyrouz).
Si rinnova, poi, la consuetudine dei grandi concerti sinfonici, dopo il concerto inagurale diretto da Riccardo Muti (con la prima esecuzione assoluta di “… and a time for p e ace”, brano commissionato a Richard Wernick), torneranno al Festival Zubin Mehta alla guida della Israel Philharmonic, Lorin Maazel che dirigerà la Bayerischer Rundfunk e Valerj Gergiev con l’Orchestra del Teatro Marinskij di San Pietroburgo. La Basilica di Sant’Apollinare in Classe, luogo dalle suggestioni infinite, ospiterà l’Orchestra e il Coro del Maggio Musicale Fiorentino diretti da Paolo Olmi. A completare il programma, naturalmente i recital e i concerti da camera e le serate dantesche con la produzione de L’Inferno che chiuderà la triade affidata a Federico Tiezzi, Sandro Lombardi ed ai “Magazzini” (con le musiche commissionate a Giacomo Manzoni).