Fabula in Festival
5 giugno – 9 luglio 2011
• Da Cenerentola al Flauto Magico
‘Fabula in Festival’ è il titolo-tema di Ravenna Festival 2011 che si svolgerà dal 7 giugno al 9 luglio. La XXII edizione del Festival è dedicata al mondo della fiaba, tema che, variamente declinato, darà spazio sia alle sue forme popolari sia a quelle che la contemporaneità suggerisce e sollecita. Da sempre il mondo delle fiabe costituisce un repertorio pressoché sterminato a cui l’arte attinge per le proprie creazioni e di cui sia Cenerentola che il Flauto magico costituiscono un significativo campione, nel loro essere anche rispettivamente esempio la prima di una fiaba di tradizione popolare – e Cenerentola, originaria probabilmente della Cina o, secondo altri, dell’antico Egitto, è sicuramente, una delle più celebri fiabe popolari del mondo – e la seconda di una fiaba ‘d’autore’, pervasa di mistero e avvolta in un’aura favolosa (scritta com’è noto duecentoventi anni or sono da Emanuel Schikaneder). Ravenna Festival le propone entrambe in due versioni assolutamente particolari che testimoniano la vitalità e la necessità stessa della fiaba anche nel mondo odierno, nell’epoca della comunicazione globale, della realtà virtuale o ‘aumentata’ che sia e di internet, nel suo meccanismo di autorigenerazione attraverso la parafrasi e le varianti, che ne ricontestualizzano (o anche ‘aggiornano’) la vicenda in altri luoghi, tempi e lingue.
Da Basile a Perrault, passando inevitabilmente per Walt Disney, arriviamo a Matthew Bourne. L’iconoclasta e geniale coreografo-regista britannico torna a Ravenna – dopo i successi di Swan Lake e Dorian Gray – con il suo Cinderella (Teatro Alighieri, dall’8 al 12 giugno), balletto ambientato in una Londra devastata e terrorizzata dai bombardamenti aerei durante la Seconda Guerra Mondiale (il cosiddetto “London Blitz”), dove l’amore trionfa anche sull’orrore di quegli anni cupi (ricordiamo come le musiche di Sergej Prokof’ev, vennero composte proprio in quello stesso periodo). Ma quello che viene evocato è anche tutto l’affascinante mondo dell’epoca d’oro del cinema inglese e hollywoodiano, e non sarà difficile identificare di volta in volta nei personaggi che danzano star della celluloide come David Niven, Cary Grant, Fred Astaire o Vivien Leigh e Robert Taylor, o anche ambientazioni immortalate in film come Waterloo Bridge.
Con Mozart’sThe Magic Flute – Impempe Yomlingo (Teatro Alighieri, dal 30 giugno al 3 luglio) il capolavoro mozartiano da Singspiel si fa musical, e come tale ha ottenuto il prestigioso “Olivier Award”. E se il luogo dell’azione era un fantastico e fiabesco Egitto ora l’ambientazione che ne dà il regista Mark Dornford-May, che ha concepito questa trasposizione (dopo lo splendido U-Carmen Ehkayelitsha, in lingua Xhosa, la cui versione cinematografica ha ottenuto l’Orso d’oro al Festival di Berlino del 2005), è quella – attraversando tutto il continente africano – di un Sudafrica che oscilla tra modernità e passato tribale. Ma è uno sguardo questa volta dall’interno del continente africano, senza esotismi di maniera quello che ci proporrà Isango Portobello, compagnia teatrale di Cape Town, probabilmente la più importante realtà teatrale di colore attiva nel mondo oggi, fondata dallo stesso Dornford-May e dal produttore sudafricano Eric Abraham. La fiaba di Tamino, Pamina, Papageno, Sarastro, della Regina della notte e del perfido Monostatos rivive a Khayelitsha, un popolatissimo sobborgo di Cape Town, assieme a un’orchestra di marimbe che ci ripropone la partitura di Mozart evidenziandone una dimensione ‘groove’ non così estranea alla musicalità dell’enfant terrible salisburghese.
• Riccardo Muti porta in scena “I due Figaro” di Mercadante
L’onda lunga della felice giocosità mozartiana lambisce anche l’opera di Saverio Mercadante proposta da Riccardo Muti – nell’ambito di quel progetto pluriennale sulla “Scuola Napoletana” che si inoltra così ora fin nell’Ottocento fungendo da importante tassello di collegamento con Bellini, Donizetti, Rossini e lo stesso Verdi – e introduce un altro elemento caratteristico della fabula, che ci farebbe oggi parlare di serial o di sequel. I due Figaro, o sia il soggetto di una commedia (Teatro Alighieri, 24 e 26 giugno) nasce a Madrid tra il luglio e l’ottobre 1826 sul libretto che Felice Romani aveva scritto per La Scala dove era andato in scena nel 1820 con le musiche di Michele Carafa e si tratta del sequel, appunto, delle Nozze di Figaro e del Barbiere di Siviglia, concepiti da Beaumarchais dove Cherubino, per gabbare e svelare le macchinazioni di Figaro, ne assume lo stesso nome (da qui il titolo I due Figaro). Rappresentata a Madrid nel 1835, l’opera, pur riconducibile stilisticamente a Rossini, è pervasa da movimenti di danza come il bolero e il fandango che le conferiscono quel “colore spagnolo” che prelude allo sviluppo futuro della stessa musica iberica e a Manuel de Falla in particolare. La produzione di I due Figaro, la cui regia è firmata da Emilio Sagi, con scene di Daniel Bianco e costumi di Jesus Ruiz, vede il Ravenna Festival partner del Salzburger Festspiele e del Teatro Real de Madrid assieme ai quali ha anche realizzato l’edizione critica della partitura originale conservata nella Biblioteca Municipale di Madrid, restituendo alle scene un autentico gioiello musicale caduto nell’oblio.
• “Scriptor in fabula”
Il festival, con la sezione “Scriptor in fabula”, ha invitato alcuni scrittori italiani a misurarsi con la fiaba o con ciò che essi oggi intendono per ‘fiaba’.
Si inizia, e sarà un sorta di prologo del Festival il 5 giugno alla Rocca Brancaleone, con Laura Pariani che renderà possibile lo straordinario incontro tra Gianni Rodari e Dante nel suo Büs d’l’orchera tour, concepito e scritto appositamente per “Scriptor in fabula”. Questo viaggio, sarà accompagnato dal coro di bambini “Libere note” e dalle Malecorde. È poi la volta di Michele Mari (autore del romanzo Rosso Floyd) che assieme alla musicista jazz Rita Marcotulli (alla testa di una formazione che comprende il vocalist degli Almamegretta Raiz, il sassofonista inglese Andy Sheppard, il bassista statunitense Mark Garrison, assieme alla potente ritmica di Michele Rabbia e dell’inglese Mark Mondesir) intraprende un viaggio cosmico interstellare nella nebulosa dei Pink Floyd (Rocca Brancaleone, 12 giugno) che diventa una inquietante narrazione ‘dark’ dove dèi del rock e creature fantastiche vengono chiamati a testimoniare in un vertiginoso coro di voci sull’orlo dell’abisso. Con Fantastiche frattaglie: Cibi favolosi per i tempi grami (Rocca Brancaleone, 20 giugno) si intraprende un viaggio di parole e musiche ‘intorno alla favola bella della pancia piena’ con tre Grand Gourmet, Gavino Murgia, Antonello Salis e Paolo Angeli alle musiche e un ‘maggiordomo’, lo scrittore Marcello Fois, alle parole. Nell’ultimo episodio il libro scritto da un grande giornalista-viaggiatore dei nostri giorni, Paolo Rumiz, ispira lo spettacolo, musicato da Sasha Karlic, Gerusalemme Perduta. Un viaggio contromano da Torino a Gerusalemme ed oltre, inseguendo le briciole di Dio (Teatro Rasi, 28 giugno), che narra di un viaggio a ritroso attraverso i luoghi della cristianità in Oriente, luoghi divenuti purtroppo di grande attualità negli ultimi anni per alcuni atti efferati compiuti contro quelle comunità a forte rischio di estinzione.
• Sinfonia di stelle: Abbado, Mehta, Muti, Nagano e Salonen
La sezione del festival dedicata alla musica sinfonica apre con Claudio Abbado (Palazzo de André, 7 giugno) che assieme alla ‘sua’ Orchestra Mozart, propone un programma che pare compendiare l’aureo periodo ‘classico’ della musica europea da Mozart a Beethoven. Mentre sotto il segno di Mahler – in occasione dei cento anni dalla morte – e di Richard Strauss e dei loro sterminati universi sonori, sono, rispettivamente, i due concerti diretti da Kent Nagano (Palazzo de André, 19 giugno) e Zubin Mehta (Palazzo de André, 29 giugno), rispettivamente sul podio dei Münchner Philharmoniker e dell’Orquesta de la Comunitat Valenciana. Particolarmente accattivante poi il programma proposto dal direttore finlandese Esa-Pekka Salonen (Palazzo Mauro De André, 18 giugno), per la prima volta ospite del festival, che, alla guida della Philharmonia Orchestra, traccia un’ardita traiettoria sonora che va da uno dei più amati tra i concerti per pianoforte e orchestra mozartiani, il numero 20 in re minore K 466, eseguito dal giovane astro nascente del pianoforte, il francese David Fray al magnifico Concerto per orchestra di Bartók, scritto dal compositore ungherese negli Stati Uniti durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, e poco prima della morte. Riccardo Muti sarà sul podio della ‘sua’ Orchestra Giovanile Luigi Cherubini in occasione delle recite de “I due Figaro” nonché per il concerto che tradizionalmente conclude il Festival e che sarà riproposto, due giorni dopo a Nairobi, come nuova meta delle “Vie dell’Amicizia” (Palazzo de André, 7 luglio – Nairobi, 9 luglio). Il programma di questo concerto assolutamente “corale” rappresenta una sorta di compendio – tra Bellini e Verdi – dell’italianità musicale nei suoi esiti più alti, vera espressione dello strato profondo del carattere nazionale, rispondendo anche al richiamo del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Un’italianità che sa anche accogliere in questo abbraccio musicale un’umanità meno fortunata, rappresentata però gioiosamente dai giovanissimi artisti acrobati e percussionisti degli slum di Nairobi. La Cherubini, che a Ravenna ha la sua residenza estiva, sarà inoltre protagonista nella celebrazione del bicentenario della nascita di Franz Liszt, con uno dei suoi più accreditati specialisti, Michele Campanella (Palazzo de Andrè, 27 giugno), impegnato nella doppia veste di direttore e pianista.
• Un mosaico di danze
Oltre a Matthew Bourne, la sezione dedicata alla danza propone al pubblico del festival un’altra punta di diamante della nuova danza inglese, Wayne McGregor (Palazzo de André, 11 giugno), residente anch’egli assieme alla sua compagnia Random Dance, presso il Sadler’s Wells, tempio della danza contemporanea londinese. Colto e spregiudicato, corteggiato dalle maggiori compagnie di danza di tutto il mondo, il 40enne McGregor, la cui poetica opera un’ardita sintesi tra danza, musica, arti visive e tecnologia, si caratterizza per il suo inconfondibile tratto di visione del corpo. A McGregor è stata assegnata la cura della cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Londra 2012.
Il Nederlands Dans Theater II (Teatro Alighieri, 15 e 16 giugno), che proporrà coreografie di Jirí Kylián (tra cui quel capolavoro che è “Gods and Dogs”, creata appositamente per NDT II e che indaga il sottile confine tra normalità e pazzia) e Ohad Naharin, è formato da 16 ballerini tutti di età inferiore a 23 anni, che illuminano il palcoscenico con la loro tecnica strabiliante e la loro inesauribile energia. Nato originariamente come ‘vivaio’ del Nederlands Dans Theater I il gruppo, cresciuto a livello internazionale con una propria specifica individualità, è considerato tra i più innovativi nel mondo della danza moderna.
CorpOmbra. Indonesia, Creazione per sei corpi, sei sagome e… ombre (Artificerie Almagià, 9 e 10 giugno), nasce dall’ultima residenza artistica della Compagnia Artemis Danza in Indonesia, tappa 2010 del progetto Artemis Incontra Culture Altre. Un’Indonesia vissuta dalla compagnia attraverso i codici gestuali dell’antico Wayang Orang (teatrodanza giavanese), e l’ispirazione costante del Ramayana, il grande poema epico della mitologia induista, e dei suoi personaggi.
Micha van Hoecke, con Le Troiane (Teatro Alighieri, 6 luglio), prosegue il suo originale dialogo con la tragedia greca, iniziato con Baccanti, affrontando la tragedia di Ecuba, eccezionalmente interpretata dal grande Lindsay Kemp.
Non poteva mancare la danza classica che quest’anno viene proposta nell’ambito di un gala affidato ad uno tra i corpi di ballo europei più blasonati: quello del Wiener Staatsballett (Palazzo de André, 2 luglio) (inevitabilmente associato alle immagini del tradizionale Concerto di Capodanno), ora diretto da Manuel Legris, le cui étoiles e solisti si cimenteranno in assoli, pas de deux ecc. di alcuni tra i maggiori coreografi della storia della danza.
• Notti africane a Palazzo San Giacomo
Per rendere omaggio alla musica africana abbiamo scelto due proposte che verranno ospitate entrambe nella suggestiva cornice en plein air di Palazzo San Giacomo a Russi. Gli Staff Benda Bilili (25 giugno) sono una band di musicisti di strada che rappresentano l’Africa urbana malandata ma pur vitale come pochi altri gruppi riescono a fare. La loro storia assomiglia a una favola. Senza casa, poveri in canna e paraplegici – la poliomielite colpisce milioni di bambini africani perché la maggioranza di loro non viene vaccinata – formavano una piccola comunità di strada che cercava di rendere più dolci le loro vite difficili attraverso l’amicizia e la musica. Circondati dagli orfani di strada che li avevano scelti come padri adottivi, questi signori non più giovani che girano in carrozzelle motorizzate da easy rider post-atomici improvvisavano jam session a base di rumba congolese, funky e reggae per passare il tempo e rimediare qualche spiccio, con fierezza e una verve formidabile. Un successo inaspettato e meritatissimo li ha portati ad esibirsi nei palcoscenici di mezzo mondo.
Seun Kuti (26 giugno) è l’ultimo dei figli di Fela Anikulapo Kuti, il più popolare musicista africano degli ultimi 50 anni, vera e propria leggenda il cui significato e la cui portata trascendono i confini della musica. Seun si esibisce con gli Egypt 80, che è il nome che Fela diede agli Africa 70 poco dopo il massacro di Kalakuta del 1977, rifacendosi all’africanità dell’antica civiltà egizia. Definiti allora la più infernale macchina ritmica dell’Africa tropicale, il loro groove continua ad essere unico e irresistibile. Stiamo parlando di afrobeat, quello originale, al quale in questi anni si sono ispirate decine di orchestre provenienti da tutto il mondo.
• Fiabe e racconti di viaggio si fanno teatro
Africa e fiabe si intrecciano anche in uno spettacolo teatrale che ci giunge dal villaggio di Diol Kadd, in Senegal: Nessuno può coprire l’ombra del Takku Ligey Théâtre (Teatro Rasi, 13 giugno – C.I.S.I.M., dal 14 al 19 giugno). Un tappeto, tre attori e alcuni tamburi: i teatri europei si possono trasformare in un cortile africano, così come un cortile africano può diventare un teatro italiano. Uomini di diversa provenienza dialogano attraverso i linguaggi più semplici e immediati, quelli delle favole dell’antica tradizione messe in scena sul palco. Questo è il motivo per cui Mandiaye N’Diaye ha deciso di riallestire lo storico e fortunato spettacolo del Teatro delle Albe, facendolo interpretare dai giovani attori del Takku Ligey Théâtre dopo circa vent’anni dal primo debutto sulle platee internazionali. Oggi N’Diaye decide di passare il testimone di attore ai suoi allievi e di prendere in mano la regia che nella prima edizione era firmata da Marco Martinelli, di mostrare sul palco non più immigrati-senegalesi-diventati-attori, ma giovani attori che oggi vivono in Senegal e che lì hanno deciso di costruire il proprio futuro, facendo del villaggio di Diol Kadd un centro di teatro vivo.
Nell’edizione del Festival dedicata alle favole non poteva mancare il teatro per ragazzi “di ogni età”. Fiabe e musiche d’Oriente, la notte che il fulesta di Romagna incontrò Mobarak e Pulcinella in Persia (Chiostri della Biblioteca Classense, 15 giugno) sarà l’occasione per avvicinarsi al mondo delle Mille e una notte, accompagnati da Sergio Diotti, un vero fulesta (narratore vagante di favole) romagnolo. Le compagnia di burattinai cervese Arrivano dal Mare! e quella iraniana Apple Tree, composta dalle quattro sorelle Mirzahoseini, si avvicenderanno nella narrazione – accompagnate da strumenti tradizionali a corda, percussioni e dall’organetto diatonico – di storie provenienti da mondi lontani, dal sapore antico ed esotico, legate tuttavia da elementi comuni. Accademia Perduta presenterà invece due classici del suo repertorio per la prima volta portati in scena con l’accompagnamento musicale dal vivo. L’Orchetto (Teatro Rasi, 21 giugno) si rifà ad un racconto nero e tenero, che attinge la propria ispirazione dalle fiabe popolari ed è portato sulla scena grazie alla scrittura fine ed intelligente della grande autrice per ragazzi Suzanne Lebeau. Con il suo Pollicino (Teatro Rasi, 23 giugno) la compagnia rende invece omaggio alle ‘fiabe scure’ dei Fratelli Grimm e ai loro percorsi iniziatici seguendo, Propp alla mano, il filo rosso della Paura che aiuta i bambini a salvarsi in un mondo di adulti crudeli, spesso assassini per fame della loro stessa prole.
Fanny & Alexander, certamente una tra le realtà più stimolanti della ricerca teatrale contemporanea, affronta un progetto a partire dalle opere (Seven Pillars of Wisdom, Revolt in the desert e The Mint) e dalla figura storica di Thomas Edward Lawrence, conosciuto ai più come Lawrence d’Arabia, presentandone il primo ‘episodio’: T.E.L., “dispositivo per comunicazioni utopiche” (Artificerie Almagià, 8 e 9 luglio), per due attori, collocati in due luoghi diversi e dunque con due pubblici differenti, testimoni simultanei.
• Musica e natura. Dalle arpe eolie al concerto trekking
La Romagna è da sempre terra di personaggi estrosi e ‘irregolari’, che conducono ricerche singolari in un mondo appartato, tutto loro, mezzi scienziati e mezzi poeti e con un rapporto tutto particolare con la ‘terra’. A questa categoria appartiene sicuramente Luigi Berardi, maestro e artefice di arpe eolie, a cui Ravenna Festival ha chiesto di realizzare un articolato “Evento per arpa eolia” (Piazza San Francesco, dal 6 giugno all’8 luglio) nel paesaggio sonoro della Basilica di San Francesco, nel silenzio della zona dantesca. “Le arpe eolie sono ‘trappole sonore’, spunti per mettersi in ascolto e riscoprire il piacere dell’accordo tra le proprie risonanze interiori e l’armonia sonora del paesaggio naturale. La Natura stessa è un’arpa eolia, è uno strumento musicale i cui suoni sono a loro volta tasti di corde superiori dentro di noi” (Luigi Berardi). Ancora natura, ma anche storia e… musica sono i compagni di viaggio di tutti coloro che vorranno mettersi in cammino per la seconda edizione del ‘Concerto trekking’ (Fattoria Guiccioli, Mandriole, 17 giugno) sulle tracce di Anita e Giuseppe Garibaldi, nei luoghi ai bordi delle valli (oggi Parco del Delta del Po) che furono teatro dell’episodio più tragico – la morte di Anita – della cosiddetta “trafila garibaldina”.
• Tra musica antica e contemporanea
Anche musica antica e da camera contribuiscono all’approfondimento del tema nelle sue varie sfaccettature. Epica, narrazione, pastourelles sono protagoniste di altri significativi appuntamenti del Festival, che vanno dal Cantico dei Cantici di Cantica Symphonia (Basilica di San Vitale, 12 giugno) ai madrigali sull’Orlando Furioso (Chiostri della Biblioteca Classense, 13 giugno), da Le jeu de Robin et de Marion dell’ultimo dei Trovieri Adam de la Halle, proposto dall’Ensemble Micrologus (Chiostri Francescani, 3 luglio) alle fiabe sui generis tutte novecentesche narrateci da Arnold Schönberg nel Pierrot Lunaire e da Luciano Berio, con la sua rapinosa incursione nell’universo del folklore rappresentata dai Folk Songs (Chiostri della Biblioteca Classense, 4 luglio), oltre all’Histoire du soldat di Stravinskij con narrata in dialetto romagnolo da Ivano Marescotti (Teatro Rasi, 30 giugno).
Di Angelo Berardi da Sant’Agata Feltria, compositore del ‘600 di straordinario valore ancora tutto da scoprire, Mauro Valli esegue, su violoncello piccolo, l’integrale delle sonate per violino (Basilica di San Vitale, 28 giugno). La indubbia maestria nel provocare affetti ed evocare mondi fantasiosi ha fatto definire la scrittura musicale di Berardi una sorta di ‘recitar suonando’. Al grande matematico del Rinascimento Luca Pacioli è ispirato lo spettacolo multimediale concepito da Simone Sorini e David Monacchi intitolato De Divina Proportione (Teatro Rasi, 16 giugno) e che vede musica sacra e profana, antica e contemporanea, pensiero speculativo e misure del corpo, combinati in un unico sistema allegorico. A quello straordinario musicista che è l’olandese Ernst Reijseger, figura centrale della musica improvvisata europea, il Festival dedica un focus di tre giorni (Chiostri della Biblioteca Classense, 21 e 23 giugno – Basilica di San Francesco, 22 giugno) che reintroduce elementi ‘favolosi’ di narrazione attraverso le musiche per il più visionario e avventuroso dei registi cinematografici nostri contemporanei, Werner Herzog, tra cui il recentissimo Cave of Forgotten Dreams (“La caverna dei sogni dimenticati”, 2010).
Quando nel 1993 venne pubblicato l’album “Officium”, prodotto dall’etichetta monacense ECM di Manfred Eicher, pochi avrebbero pensato che con l’insolito incontro tra quel visionario norvegese che è il sassofonista Jan Garbarek con il più eccelso tra gli ensemble vocali dediti al repertorio rinascimentale – l’Hilliard Ensemble – sarebbe nata un’appassionante avventura sonora che giunge fino ai giorni nostri e che risuonerà nella magnifica basilica – Patrimonio Unesco dell’Umanità – di Sant’Apollinare in Classe (14 giugno).
Un vero e proprio viaggio di esplorazione in mondi musicali sconosciuti, al seguito di tre indomite ‘guide’ di eccezione, è in programma il 9 giugno alla Rocca Brancaleone: Paolo Fresu, il suono unico della sua tromba è riconosciuto come uno dei più caratteristici nell’odierna scena jazz, il percussionista Trilok Gurtu, che fondendo la tecnica occidentale con quella indiana, ha sviluppato uno stile ed un suono inconfondibili e Omar Sosa, straordinario protagonista del pianoforte con un mix vincente di jazz, musica cubana e world music con forti radici africane.
• “Weird Tales – Stregonerie Sonore”
Anche la variegata scena dell’indie-rock e della nuova elettronica, sarà protagonista del Festival 2011 in “Weird Tales” che, con suoi sortilegi e le sue ‘stregonerie sonore’ (quattro appuntamenti, tutti alla Rocca Brancaleone, in collaborazione con Bronson Produzioni), riprende fin dal titolo modalità di narrazione sonora già indagate nella leggendaria stagione della psichedelìa e del krautrock per raccontare nuove storie e viaggi che costituiscono altrettante ‘uscite dal mondo’, come le definiva Elémire Zolla, ovvero uno dei temi fondamentali dell’universo della fiaba. Protagonista del primo appuntamento (27 giugno) è il mondo fatato e magico dipinto dall’islandese Ólafur Arnalds, un mondo fatto di lievi tocchi di pianoforte su un’algida ma allo stesso tempo avvolgente campitura di eteree basi elettroniche e sonorità d’archi. Il 29 giugno sarà la volta di Moritz von Oswald artista che ha contribuito, all’inizio degli anni ’90, a imporre l’asse Detroit-Chicago-Berlino sulla scena della musica elettronica, rimodellando la storia del genere, influenzando la techno, l’house ma mantenendo sempre un approccio squisitamente sperimentale. Al Festival si esibirà in un trio ‘stellare’ composto dal finlandese Vladislav Delay, colui che ha sfumato i confini tra microhouse e composizioni d’avanguardia, e da Max Loderbauer altro guru dell’elettronica di ricerca. Il terzo appuntamento è con an/bb: questa sigla, tanto sintetica quanto misteriosa rimanda al sodalizio tra, da un lato, Alva Noto, sorta di Re Mida della sperimentazione elettronica, e, dall’altro, Blixa Bargeld, musicista, compositore e attore, conosciuto ai più come leader e cantante dei leggendari Einstürzende Neubauten.
Conclude la rassegna (4 luglio) una nuova produzione del Festival che vede interagire Yuri Ancarani, uno dei più interessanti artisti visivi e registi italiani, alle prese con un sorprendente progetto video sulla Bora, con un musicista cult come il chitarrista americano Stephen O’Malley, il tenebroso stregone del drone.