Brisighella, Olimpo di Monte Fregnanello

Siamo nel basso Appennino romagnolo, più esattamente sulle colline che da Brisighella si sollevano verso Sud-Est a separare la cittadina dei Tre Colli da Modigliana.
Ti lasci alle spalle la “Vena del gesso”, da quasi vent’anni protetta da un Parco regionale e ti arrampichi su per la strada che comincia proprio dalle vecchie Terme di Brisighella. Il paesaggio è piacevolissimo, composto di un mosaico di ambienti diversi tra loro: colture tradizionali di seminativi (grano, erba medica…) intercalate a siepi e boschetti, a vigneti, oliveti, a qualche filare di mandorli o di ciliegi e, poco più in alto, cominci ad affacciarti su valloni ripidi e molto incassati, incisi nelle tenere marne (argille con carbonato di calcio) che qui hanno preso il posto dei gessi.
Oltrepassata la vecchia chiesa di Cottignola, cominci a viaggiare sui 350 metri, i boschi si fanno più estesi e più ricchi (carpino nero e orniello assieme all’onnipresente roverella) pur senza mai prendere il sopravvento nel paesaggio: si continuano infatti a vedere anche ambienti aperti e soleggiati, magari con meno coltivi e più arbusteti dove ginestre, prugnoli e biancospini si contendono gli spazi vitali.
Prima del crinale che ci separa da Modigliana (e quindi dal bacino del Marzeno, perché qui ci si trova ancora in quello del Lamone), a sinistra si stacca la dorsale che porta alla chiesa “della Paglia” aggirando uno di quei valloni scavati nelle marne, forse il più selvaggio, simile com’è a un vero e proprio canyon.
Di fronte si erge il dosso tondeggiante di Monte Fregnano, con, sotto, il borgo omonimo preceduto dalle case Fregnanello. Proseguendo ancora c’è la cresta spartiacque tra Lamone e Marzeno: due strade scendono, entrambe a Modigliana. Nell’aria si sente l’incessante fischio dei rondoni che contendono il cielo all’albanella, rapace che ama gli ambienti aperti, al più agile e veloce gheppio e alla maestosa poiana.
Sandro Bassi

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