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- Data di creazione 2 Giugno 2018
- Ultimo aggiornamento 10 Giugno 2018
Palazzo Mauro de Andrè, lunedì 4 giugno ore 21
Con il primo degli attesissimi concerti sinfonici si entra nel vivo dell’edizione 2018 di Ravenna Festival: se già in questi giorni Chiostri Francescani e Basilica di San Vitale hanno accolto gli appuntamenti quotidiani, tra suggestioni dantesche e musica sacra, l’appuntamento di lunedì 4 luglio al Pala De André è il punto di partenza di un cartellone che animerà ogni angolo della città fino al 22 luglio. Reso possibile dal determinante contributo di Eni, partner principale del Festival, il concerto proietta da subito il pubblico nelle “Vene dell’America”, uno dei temi portanti di questa XXIX edizione; oltreoceano, dove nel secolo scorso sono germogliati i sogni che hanno nutrito intere generazioni in tutto il mondo: We Have a Dream, sogni di giustizia, di libertà e felicità. E protagonista non poteva che essere uno specialista del repertorio legato all’universo musicale americano come Wayne Marshall: il direttore inglese, ma anche organista e pianista, riconosciuto come uno dei più estrosi e versatili della scena internazionale, torna sul podio dell’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” - in programma musiche di Ravel, Bernstein e Gershwin - che ha già diretto a Ravenna in numerose occasioni, l’ultima nel 2012.
Nel programma scelto da Marshall spiccano due degli autori che di quell’universo sono fondanti: Leonard Bernstein e George Gershwin, a cui si affiancano pagine di Maurice Ravel; quest’ultimo fu per entrambi - ma soprattutto per Gershwin - un irrinunciabile punto di riferimento. Come è noto, è con lui che il giovane americano avrebbe voluto approfondire gli studi di composizione, ma il francese, dall’alto della sua saggezza, rifiutò di prenderlo come allievo – è celebre la frase con cui lo congeda, “Perché volete diventare un Ravel di seconda mano, quando siete già un Gershwin di prim'ordine?”. In ogni caso, durante quello stesso soggiorno nella capitale francese, nel 1928, Gershwin ebbe modo di scrivere una delle pagine che meglio esemplificano il suo stile, la sua particolare “tinta” espressiva: An American in Paris. Un poema sinfonico, o secondo la definizione dell’autore un “balletto rapsodico”, che venne eseguito per la prima volta alla fine dello stesso anno alla Carnegie Hall di New York, diretto da Walter Damrosch, che l’aveva commissionato. E si impose subito nel suo incedere “narrativo”, raccolta di impressioni di un americano in passeggiata attraverso la ville lumière, prima di fronte agli Champs Elysées, poi entrando nel Quartiere latino, fino alla nostalgia della patria, all’incontro con un connazionale e all’esaltazione finale della vita parigina. Tanto da divenire, molti anni dopo, nel 1951, modello per una celebre trasposizione cinematografica firmata da Vincente Minelli.
In realtà questo di Gershwin è il brano che chiuderà il concerto, mentre l’apertura sarà riservata a Maurice Ravel: ai viaggi attraverso lo spazio e il tempo che improntano molte delle sue composizioni. Si inizia con Alborada del gracioso, pagina della suite pianistica Miroirs, composta nel 1905 e trasposta in versione orchestrale nel ‘18: un titolo che si riverbera nella cadenza nervosa e sanguigna del ritmo iberico, nell’alternanza di scene di danza e di canto, e nel virtuosismo timbrico di una partitura intessuta di tutto ciò si possa spremere da xilofono, arpe, timpani, percussioni, crotali e nacchere. Dopo l’evocazione di una Spagna ideale, tocca a quella di un passato mitico, come quello impersonato da François Couperin, a cui è intitolato appunto Le tombeau de Couperin, terminato nel 1917, al ritorno da quella guerra che aveva lasciato un segno indelebile nell’animo e nella musica di Ravel, e dedicato, secondo le parole dell’autore “a tutta la musica francese del XVIII secolo”. Di nuovo un lavoro nato originariamente per il pianoforte poi riscritto in versione orchestrale: una malinconica e garbata meditazione sulla morte innestata sulla forma della suite all'antica. Infine, La valse, poema coreografico del 1920, omaggio amaro all’oramai perduta e per questo affascinante grandeur di Vienna e dell’intera civiltà che il valzer riassume.
Ma tra Gershwin e Ravel si completa il cuore “americano” della serata, con Three Dance Episodes from “On the Town” dello straordinario musicista (direttore, pianista, compositore) di cui quest’anno ricorre il centenario dalla nascita: Leonard Bernstein. Dal musical costruito sulle disavventure dei tre marinai in licenza a Manhattan, che con un successo straordinario, debuttò nel febbraio del 1944 al Teatro Adelphi di New York – per diventare qualche anno dopo un film di altrettanto successo, con Gene Kelly, Frank Sinatra, Jules Munshin – Bernstein distilla una suite compatta di tre episodi centrati sulla danza: inconfondibile e americanissimo amalgama di linguaggi sinfonico, pop e jazz.
Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Biglietteria serale al Pala de André dalle ore 19: tel. 331 1795599
Biglietti: da 15 euro (ridotti 12) a 85 euro (ridotti 80)
‘I giovani al festival’: fino a 14 anni, 5 euro; da 14 a 18 anni e universitari, 50% tariffe ridotte.
Il servizio navetta gratuito per il Palazzo de Andrè, realizzato con il contributo di Tecno Allarmi Sistemi, percorrerà 2 volte la tratta Stazione – Palazzo M. De André, con partenza da Piazza Farini, alle ore 20.15 e 20.30. Al termine dello spettacolo due corse riporteranno gli spettatori al capolinea.
4 giugno - Palazzo Mauro de André ore 21
Nelle vene dell’America
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Wayne Marshall direttore
Maurice Ravel
Alborada del gracioso
Le tombeau de Couperin
La valse
Leonard Bernstein
Three Dance Episodes from “On the Town”
George Gershwin
An American in Paris
“Così continuiamo a remare, barche controcorrente, sospinti senza posa nel passato”. Maurice Ravel e George Gershwin, come l’epilogo di The Great Gatsby, possiedono l’arte della commozione lucida, che spinge a ritroso nei ricordi: Alboradaè la Spagna che Ravel ha vissuto nei racconti della madre; Le tombeau i fasti irreversibilmente perduti di Couperin; La valse una deformazione della frivolité viennese. Quest’attrazione per i mondi perduti, guidata da uno specialista del racconto sinfonico come l’inglese Wayne Marshall, si ritrova nell’americano che, visitando Parigi, prova nostalgia per il proprio paese. Un senso di sradicamento che non rinuncia a tuffarsi nella vita, e che trionfa nel musical di Leonard Bernstein On the Town, dove tre marinai incontrano le seduzioni di New York, la città che non dorme mai.