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- Data di creazione 6 Luglio 2018
- Ultimo aggiornamento 6 Luglio 2018
Lunedì 9 luglio, alle 21, al Teatro Diego Fabbri di Forlì
L’hanno fatto con Modugno e l’hanno fatto con Celentano, l’anno scorso erano sempre a Forlì con tutte le donne di Faber; questa volta l’appassionato ripasso generazionale della musica italiana sceglie Lucio Battisti, le cui melodie indimenticabili hanno segnato tante stagioni degli italiani. Lunedì 9 luglio, alle 21 al Teatro Diego Fabbri di Forlì, l’omaggio Pensieri e parole si avvale tanto del brillante ed eclettico frontman Peppe Servillo quanto del contributo virtuoso di cinque fra i migliori jazzisti in attività: sax e arrangiamenti (sapienti e coraggiosi al tempo stesso) di Javier Girotto, Fabrizio Bosso alla tromba, Furio Di Castri al contrabbasso, Alessandro Gwis e Mattia Barbieri rispettivamente al pianoforte e alla batteria. Il risultato è un mosaico sonoro in venti canzoni, da Il mio canto libero a E penso a te, per un percorso al crocevia fra improvvisazione jazz e mondo della canzone, con certi ritmi avvolgenti dal sapore latino, ma soprattutto l’emozione della grande musica.
Il legame fra le città di Ravenna e Forlì – reso possibile grazie alla collaborazione con l’Amministrazione Comunale e dal determinante sostegno della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e Cariromagna - si rinnova anche per l’edizione 2018 di Ravenna Festival, a partire dall’appuntamento con il più intimo, lirico e personale dei cantautori italiani: ricorre proprio quest’anno il ventennale della scomparsa di Lucio, che era “popolare e sofisticato, italiano e solitario, costruttore e inventore di una canzone che resta intimamente patrimonio di tutti - sottolinea Servillo - cantare nuovamente le sue canzoni significa rileggere una nostra storia minore e quotidiana che tanto ci suggerisce e commuove”.
Contro il rischio di museificare certi grandi autori e il desiderio invece di riproporli, non solo per nostalgia e passatismo ma sfidandone tutte le sfumature musicali e testuali, il supergruppo si mette al servizio di questo straordinario autore. E, nel farlo, abbatte i confini che generalmente separano il mondo della canzone da quello del jazz e dell’improvvisazione. Le parole? Molto Mogol dei tempi d’oro, ma anche un po’ di Panella e della svolta intellettuale più enigmatica di Lucio. Immergersi nell’universo poetico di Battisti è probabilmente l’impresa più difficile che il gruppo abbia affrontato finora, in considerazione dall’assoluta originalità delle sue canzoni, così diverse tra di loro per musica e testi. Ma ad accettare la sfida sono sei fuoriclasse della musica, uniti in un sodalizio artistico da più di dieci anni; gli arrangiamenti di Girotto, combinandosi al genio teatrale di Servillo, possiedono un’espressività carica di sentimento e passione, di quel “pathos” che secondo Servillo è parte della musica di Battisti. Il tutto arricchito da un tocco latino - d’altronde proprio Anima latina è stato uno dei dischi più sperimentali del cantautore.
Peppe Servillo ha debuttato nella musica con gli Avion Travel nel 1980: con il gruppo, in trent’anni di lavoro, ha pubblicato numerosi album e vinto il premio della critica e della giuria al Festival di Sanremo; Servillo compare però anche come attore in svariati film, presentati al Festival di Venezia, e a teatro con il fratello Toni per Le voci di dentro di De Filippo - interpretazione per la quale vince il premio Ubu.
Javier Girotto nasce in Argentina, a Cordoba, dove compie le prime esperienze con le realtà musicali locali; a Boston invece, al prestigioso Berklee College of Music, avviene l’incontro con il jazz. Segue la formazione con i maestri Joseph Viola, George Garzone, Hall Crook; poi l’Italia e tanti progetti al sax sia come leader che come sideman.
Alessandro Gwis è membro del gruppo Aires Tango sin dalla fondazione e ha composto ed eseguito musica per il cinema, la televisione e la danza, collaborando anche con diversi cantanti di musica leggera ed esibendosi in numerosi concerti all’estero.
Fabrizio Bosso aveva 5 anni quando ha cominciato a suonare la tromba e da allora non si è più fermato: ha collaborato con artisti di spicco, suonato sul palcoscenico di Sanremo, inciso dischi per la Warner Music e partecipato a festival prestigiosi in Italia e all’estero, guadagnando per altro una grande popolarità in Giappone.
Il contrabbassista Furio di Castri ha collaborato anche con Chet Baker, Enrico Rava, Richard Galliano, Paolo Fresu, suonando in tutto il mondo e registrando più di 200 dischi, di cui venti come leader; dirige il Dipartimento di Jazz del Conservatorio di Torino ed è stato direttore del Torino Jazz Fringe Festival.
Mattia Barbieri, alla batteria, ha studiato a Torino e a Boston, suonato con Richard Galliano nel progetto su Nino Rota e collabora con il “supergruppo” dal 2011.
Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Biglietti (posto non numerato): platea 25 euro (ridotto 22), galleria 18 euro (ridotto 15).
‘I giovani al festival’: fino a 14 anni, 5 euro; da 14 a 18 anni e universitari, 50% tariffe ridotte.
Dopo l’appuntamento con la canzone d’autore italiana, quello con la song: Ravenna Festival sarà infatti nuovamente a Forlì il lunedì seguente - 16 luglio, alle 21 al Teatro Fabbri - con la raffinatissima voce di Ute Lemper, capace di viaggiare andata e ritorno dall’intrattenimento seducente di Hollywood e Broadway fino alla protesta, all’insofferenza e all’impegno politico. Per Glamour and Rage in America la cantante tedesca si farà interprete delle contraddizioni del sogno americano su note e versi di Cole Porter, Tom Waits, Bob Dylan, Charles Bukowski, Philip Glass.