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- Data di creazione 16 Giugno 2017
- Ultimo aggiornamento 16 Giugno 2017
Palazzo San Giacomo (Russi), sabato 17 giugno ore 21.30
Beat, battere: la nuova musica degli anni Sessanta, nata in Inghilterra da una costola del rock, parte da quella parola. Ritmo, insomma, più potente di quello proposto dallo swing e dal blues. E con una venatura pop altrettanto forte. Così, quando la British Invasion approda in Africa, continente con una tradizione musicale fortemente caratterizzata da tempi velocissimi, scanditi dai tamburi, non poteva che scattare un cortocircuito virtuoso che ha preso il nome di Afrobeat e che ha fatto il giro del mondo grazie a due geni, il cantante e polistrumentista Fela Kuti, e il “suo” batterista nigeriano anch’egli, Tony Allen. E sarà proprio quest’ultimo, leggendario artista a portare al Festival (sabato 17 giugno alle 21.30, Palazzo S. Giacomo a Russi) un concerto fondamentale nella storia di questa musica, Film of Life, molto di più di una semplice retrospettiva sulla propria carriera. È piuttosto la summa della produzione di questo musicista stregone, che sa flirtare con il jazz, il bebop e il pop. Con un ritmo/battito inesorabile ma elastico, in ogni caso irresistibile.
In un’intervista rilasciata un paio di anni fa, Tony Allen ha sintetizzato l’essenza della propria musica: “L’Afrobeat è una fusione di tutti i ritmi possibili. Quando suono, non suono jazz, non suono highlife (musica da ballo), non suono funk, ma un insieme di tutto questo. Lo mescolo nella mia mente e quello che viene fuori ne è una combinazione”. D’altra parte nel suo drumming c’è la vitalità e la forza primordiale delle pulsazioni dell’Africa, con la spinta a sottometterle a nuove sperimentazioni e a nuove musicalità.
Così la stessa vita “leggendaria” di Tony Allen è una combinazione di leggerezza, economia, resistenza e musicalità: per 15 anni, e attraverso una produzione musicale di oltre 50 album, ha scandito il tempo dell’Afrobeat al fianco di Fela Kuti e della band “Africa 70”, investendo i ritmi africani di una nuova potenza in grado di contribuire allo sviluppo del sound pop occidentale. Se l’Afrobeat è oggi uno fra i generi africani più influenti al mondo lo si deve anche a questo “stregone” yoruba (gruppo etno-linguistico di 40 milioni di persone, presente in tutta l’Africa occidentale e in Nigeria), autodidatta, sperimentatore, immaginifico.
“Film of Life” è il decimo album solista di Allen. E se la sua vita è un film, o meglio, una versione in technicolor dell’Afrobeat, la prima scena si svolge in quella stazione radio in Nigeria dove il diciottenne Allen lavora come tecnico elettronico, mentre “insegna a se stesso” come si suona la batteria. A metà degli anni Sessanta Fela Kuti, lo invita a unirsi alla sua band perché «chi altri suona così, jazz e highlife?». Lo stesso Tony Allen ricorda così l’incontro: «Fela voleva un batterista jazz, ma non riusciva a trovare qualcuno che andasse come voleva. Anzi diceva che in Nigeria non esisteva un batterista così. Poi venne a sentirmi mentre suonavo musica da ballo, mi invitò e decise che il mio era il suono che stava cercando».
Da quel momento inizia una lunga carrellata che abbraccia gli anni Settanta e prosegue nel decennio successivo, fino alla diffusione nel mondo dell’Afrobeat: appunto una combinazione di stili dell’Africa occidentale con il jazz e il funk americani. Il Film di Allen continua con una ricerca ininterrotta tra le sonorità dell’Afrobeat originale e generi quali il Dub, lo “Space jazz”, il pop internazionale, attraverso numerosissimi progetti e collaborazioni. La più importante è di certo quella con Damon Albarn dei “Blur”, che ha portato fra l’altro all’importante album “The Good, the Bad and the Queen” (2007). Poi, appunto, il progetto che dà il titolo al concerto, “Film of Life”, registrato in studio e uscito nel 2014 (ancora con la collaborazione di Damon Albarn). Ascoltandolo si capisce con chiarezza quanto la sua figura sia fondamentale nella storia della musica contemporanea.
Per Ravenna Festival, sullo stesso palcoscenico che nel 2011 ha celebrato la storia dell’Afrobeat con il figlio di Fela Kuti, Seun, e gli Egypt ’80, Tony Allen non si accontenta di vivere di rendita, ma rimescola le carte e promette di rivendicare, una volta ancora, il proprio ruolo nella storia della musica. Il 17 giugno lo affiancano Cesar Anot (basso), Jean François Kellner chitarra, Jean Phi Dary (tastiera), Nicolas Giraud (tromba), Yann Jankielewicz (sax e tastiere), Patrick Gorce (percussioni). Un appuntamento da non perdere perché in ogni caso Tony Allen dà il meglio si sé dal vivo, quando la sua forza può contagiare e far ballare il pubblico.
Dalle 19 sono attivi gli stand gastronomici di Palazzo San Giacomo che propongono le pietanze tipiche del territorio in abbinamento ai vini e alle birre artigianali di Podere La Berta.
Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Biglietti: 15 euro (posti in piedi)
‘I giovani al festival’: fino a 14 anni, 5 euro; da 14 a 18 anni e universitari euro 7,50