© Zani-Casadio

A piedi nudi sulla terra
installazione immersiva a cura Elio Germano
tratto dal testo omonimo di Folco Terzani

scenografie Valeria De Ciglio e Francesco Martelli
sound design Marco Ghianda
tecnico del suono Gianluca Meda
direttore di produzione Luisa Di Napoli
assistenti di produzione Marcella Santomassimo e Francesca Elicio
amministrazione Sabrina Competiello, Riccardo Rossi, Morena Lenti

si ringraziano Alexey Pivovarov e Amerigo Mizzon per il materiale fotografico e Kalimandir per il supporto
un ringraziamento al Festival I luoghi del tempo di Scarlino

produzione Pierfrancesco Pisani per Infinito Produzioni e Argot Produzioni
in collaborazione con Ravenna Festival con il contributo della Regione Toscana

accoglienza e congedo musicale
Ciro Montanari tabla
Sohini Singha Mojumdar voce
Sougata Roy Chowdhury sarod


Togliersi le scarpe e riconquistare il contatto con la terra: ecco, forse per trovare il proprio posto nel mondo è necessario lavorare per sottrazione. È il cuore di A piedi nudi sulla terra, il libro di Folco Terzani che racconta l’incontro e la vita straordinaria dell’asceta italiano Baba Cesare, e che in una germogliazione a catena ha condotto all’audiolibro affidato alla ricerca vocale di Elio Germano e alla ricostruzione di un evocativo mondo sonoro, fino a questa installazione che trasporta il pubblico in una dimensione altra. Nel parco della settecentesca villa Masini, per tutta la notte, in una sorta di santuario temporaneo ispirato alla grotta del Sadhu indiano, attorno al fuoco sacro (dhuni), si può sostare, ascoltare, osservare, mentre un vero “cela” (discepolo del Sadhu) officia i riti dell’asram, offrendo chai e cibo, in silenzio, come da tradizione. Del tutto liberi, anche da scarpe e telefoni.
Ma non è tutto: il pubblico sarà accolto, e per i più tenaci salutato all’alba, dal suono live di musica classica indiana, affidata a musicisti di talento come la cantante Sohini Singha Mojumdar, e Sougata Roy Chowdhury, suonatore esperto di uno dei più significativi strumenti della tradizione indostana, il sarod, nonché all’abilità di Ciro Montanari, percussionista da molti anni dedito allo studio profondo e appassionato della musica indiana, in particolare della tabla.