© Marco Borrelli
Amor tiranno
Passioni d’amore nella Venezia del ’600
Carlo Vistoli controtenore
Ensemble Sezione Aurea
Filippo Pantieri clavicembalo e concertatore
Gabriele Raspanti e Francesca Camagni violini
Elisa La Marca tiorba e chitarra barocca
Sebastiano Severi violoncello
Rosita Ippolito violone
musiche di Claudio Monteverdi, Filiberto Laurenzi, Benedetto Ferrari, Francesco Cavalli
Sono le parole di Iarba, re dei Getuli che ama, non corrisposto, Didone (nel libretto di Gian Francesco Busenello per la Didone di Francesco Cavalli, del 1641) a esprimere meglio le contraddizioni del sentimento amoroso messo in musica nell’opera veneziana del Seicento. È Iarba, infatti, a constatare che “contro Amor tiranno è impotente il mio scettro” ed è sempre lui a definire Amore “dio delle violenze, artefice crudel de’ fatti enormi”. Lo dimostra la torbida vicenda dell’Incoronazione di Poppea, evocata dai tormenti di Ottone che canta il suo amore sotto il balcone di Poppea, pur sapendo che “in grembo di Poppea dorme Nerone”, proprio Ottone a cui Ottavia, moglie dell’imperatore, ordinerà di uccidere Poppea, pena l’accusa di aver tentato di farle violenza. Ma l’amore non è tiranno solo per i mortali, lo è anche per gli dei, come ricorda Apollo che vede Dafne trasformarsi in alloro pur di sfuggirgli. Sono questi solo alcuni degli amanti infelici a cui il talentuoso controtenore Carlo Vistoli dà voce, ed è proprio il potere della voce cantata a farci commuovere, e quasi a riconoscerci in quegli sfortunati schiavi d’amore.