ph. Zani-Casadio
Trilogia d’autunno
Nabucco
dramma lirico in quattro parti
libretto di Temistocle Solera
dal dramma Nabuchodonosor di Auguste Anicet-Bourgeois e Francis Cornu
e dal ballo Nabuccodonosor di Antonio Cortesi
musica di Giuseppe Verdi
(Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano)
Nabucco Serban Vasile
Ismaele Riccardo Rados
Zaccaria Evgeny Stavinski
Abigaille Alessandra Gioia
Fenena Lucyna Jarząbek
Abdallo Giacomo Leone
Anna Renata Campanella
Il Gran Sacerdote di Belo Ion Stancu
direttore Alessandro Benigni*
regia e ideazione scenica Cristina Mazzavillani Muti
light design Vincent Longuemare
visual designer Davide Broccoli
consulente per le immagini Paolo Miccichè
sound designer Alessandro Baldessari
costumi Alessandro Lai
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini”
maestro del coro Martino Faggiani
altro maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina
“DanzActori” Trilogia d’autunno
direttore di scena Luigi Barilone
maestro di sala Davide Cavalli
realizzazione scene Laboratorio del Teatro Alighieri
costumi Tirelli Costumi Roma calzature Calzature d’Arte Pedrazzoli srl
nuovo allestimento
coproduzione Ravenna Festival, Teatro Alighieri di Ravenna, Teatro Comunale di Ferrara
* Ravenna, 16 novembre 2018 – Ravenna Festival comunica che il Maestro Pietro Borgonovo ha deciso di abbandonare la produzione del Nabucco per motivi di salute. La Direzione del Festival ringrazia il Maestro Borgonovo per il lavoro svolto durante le settimane di prove di sala e d’orchestra, augurandogli una pronta guarigione. A sostituire il Maestro Borgonovo nelle prossime sessioni di prova e nelle recite è stato chiamato Alessandro Benigni, direttore d’orchestra che ha seguito l’intera trilogia come maestro collaboratore e preparatore dei cantanti. Il Festival ringrazia il Maestro Benigni per la pronta disponibilità, che assicura continuità alla produzione in scena il 23, 27 e 30 novembre al Teatro Alighieri.
Una nuova maratona lirica: tre titoli che si susseguono una sera dopo l’altra sullo stesso palcoscenico, ritmi serrati e un laboratorio che gioca sul filo dell’invenzione e della creatività, intrecciando giovani talenti e moderne tecnologie. È la trilogia d’autunno, che ancora una volta sceglie di indagare il genio di Giuseppe Verdi, trasformando il palcoscenico dell’Alighieri in una vera e propria “fabbrica dell’opera”, capace di dare corpo e voce a tre diversi momenti del suo percorso artistico. A una produzione inedita si affianca la rilettura di lavori già presentati (dal “repertorio” che la formula autunnale già può vantare): muovendo dall’afflato biblico e corale che domina il Nabucco, alla luce che scaturisce dal buio esaltando l’anima di Rigoletto, fino al drammatico contrasto cromatico che unisce/separa Otello e Desdemona.
Non poteva che essere Nabucco ad aprire la Trilogia destinata a ripercorrere la straordinaria parabola creativa di Verdi. L’opera con cui, nel 1841, egli riesce a risorgere dalle avversità del destino e a riprendere in mano la propria vita, di uomo e di musicista, e in cui la dimensione biblica e profetica sfocia in un affresco corale capace di assorbire e sussumere in sé le singole individualità, verso un’ideale unione dei popoli. È in quella partitura che si gettano le basi del successo irresistibile di Rigoletto, primo tassello nel 1851 del trittico “popolare”, e tra tutte l’opera prediletta dall’autore, per la definizione viva del protagonista in un quadro di perfetta unità drammatica. E, in fondo, anche dell’estremo rinnovamento che in Otello (1887) germoglierà dal verbo shakesperiano, approdo inevitabile della “parola scenica” verdiana.