Le 100 percussioni
Stella Chiweshe, la regina della mbira
conversazione con Marco Zanotti
Tribale, misterico, iterativo: il suono delle percussioni può regalare sensazioni dionisiache, indurre un attraversamento di confini, di dimensioni che portano alla trance. È un’esperienza perfettamente in bilico tra la pratica rituale e il rigore compositivo della musica contemporanea, quella offerta dalle 100 Percussioni, la serie di concerti, organizzata in collaborazione con l’Accademia Musicale Chigiana, che viaggia veloce tra le geografie, portandoci negli agglomerati urbani dell’Uganda e poi nei quartieri coloniali di Buenos Aires, passando dalle ipnosi della techno music africana alla forza avvolgente delle opere di maestri come Steve Reich e Karlheinz Stockhausen.
I tamburi a cornice insieme al pulsare digitale delle batterie elettroniche, la polvere di sentieri che si perdono nella savana e l’odore salmastro delle acque degli oceani. Un lungo percorso planetario alla scoperta di giovani compositori, orizzonti etnici lontani, orchestre di sole percussioni che illuminano la notte, esplosioni incontenibili di energia sudamericana. Un panorama mondiale inedito raccontato in un festival. Con un’incursione nei paesaggi della tradizione, dritti al cuore della Romagna, fra argini e capanni fino alla foce dei Fiumi Uniti. Ravenna diventa il punto di incontro di 100 percussioni che parlano il linguaggio seduttivo del corpo, filtrandolo con la consapevolezza che le culture, anche quelle più distanti e apparentemente inaccessibili al nostro sguardo, hanno sempre un sentire “globale” comune. Questi concerti sono immaginati come un viaggio che ci porta alle radici del pianeta. Dove in principio c’era solo il ritmo.