Le colline che circondano Riolo Terme costituiscono un ambiente unico. Partiamo dal vecchio campo da golf salendo su uno stradello che raggiunge Cà del Vento, uno dei tre vecchi poderi che erano situati in cima al crinale sovrastante, da dove in poco tempo, lasciando la strada, si dipartono i sentieri che portano a quel luogo fantastico che sono le bocchette del Vento. Si apre allo sguardo la Vena del Gesso Romagnola, riconosciuta nel settembre 2023 come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, con le tre cime di Monte Mauro che la fanno da padrone. Continuando sui sentieri, si arriva ai crinali dei calanchi, le argille azzurre, come le definì Leonardo da Vinci, mentre a destra si apre la valle del Rio Ferrato, che continueremo a vedere dall’alto.
Ci si inoltra in un ambiente lunare – argille scavate dalle acque e pinnacoli sempre di argilla modellati dal vento – attraverso il quale poi superare due cime da cui ammirare tutta la bassa valle del Senio fino al fondo della pianura e, nei giorni di vela chiara, fino al mare.
Uscendo dai calanchi si entra nel Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, pur rimanendone sui confini. Se nei calanchi domina un paesaggio arido e spoglio – eccettuate i colori e i profumi di maggio con il rosso delle fioriture di sulla e il giallo delle ginestre –, nella Vena del Gesso la natura cambia completamente lasciando il posto all’ombra dei boschi di carpino nero, orniello e roverella, con un sottobosco ricco di vegetazione, in particolare muschi e felci cui spicca la regina indiscussa, la Cheilanthes persica, una piccola felce che proprio nella Vena del Gesso trova il suo unico habitat in Italia. Camminando ancora un po’ in quota si prende il sentiero che comincia a scendere ai bordi del bosco, sotto le rupi di gesso, verso la vallata del Sintria.
Raggiunta la via Cò di Sasso, ancora poche centinaia di metri prima della sterrata sui calanchi che ci riporta in vetta da dove potremo ammirare, a sinistra, Monte Mauro con tutta la bellezza del rilievo gessoso – emergenza naturale unica dagli aspetti spettacolari – e, a destra, il crinale che da Cà del Vento arriva al Pollaiolo delimitato da bellissimi filari di cipressi. Si scende poi per risalire da un calanco coltivato, un paesaggio che ricorda le colline toscane e che Ivano Marescotti aveva scelto come scenario per il cortometraggio “Il mio ultimo giorno di guerra”. Lungo il bordo dell’area coltivata si raggiunge Limisano e ritornando quindi al punto di partenza.
Beatrice Biguzzi
Spettacoli in questo luogo
Questo sito utilizza i cookie per rendere migliore la tua esperienza di navigazione. Continuando la navigazione accetti l'utilizzo dei cookie secondo quanto descritto nell'informativa