È molto difficile, durante la dolce ascesa che porta verso l’abbazia di San Salvatore in Summano, pensare che il mare e le grandi città della pianura romagnola siano a poche decine di chilometri. Ci si riuscirà solo scorgendole poi dal crinale sopra l’Abbazia. Ed è ancor più difficile immaginare questi luoghi pulsanti di presenza umana e di attività agricole come erano in un passato neppure troppo remoto, mentre oggi sono stupendamente solitari. Abbiamo appena lasciato il centro storico di Sarsina, piccola ma importante civitas romana lungo la valle del Savio, che diede i natali a Tito Maccio Plauto padre della commedia latina, e anche nei secoli successivi crocevia determinante per la storia dell’intera Romagna. Il sentiero che si segue, ricco di misterioso fascino, corre su scale naturali e ponticelli e attraversa due corsi d’acqua che, in secoli di erosione, hanno formato delle forre tondeggianti di grandi dimensioni, che la tradizione popolare identifica come pentole dentro le quali mitologiche, grandi creature cuocevano il cibo: appunto “il sentiero delle marmitte dei giganti” che raggiunge la strada forestale di “Careste” (Sito d’Interesse Comunitario Europeo), formando una lettera “C” lunga quasi 20 km che da Sarsina raggiunge il crinale sospeso fra il fiume Savio e il Borello, suo principale affluente di sinistra, per scendere poi nuovamente sul Savio. Pochi km dopo aver lasciato il sentiero delle marmitte e raggiunto la strada forestale si troverà la deviazione per arrivare con pochi passi alla località di Montalto dove resistono pochissime abitazioni private. Di qui, scendendo un poco, lo sguardo si apre sulla grande radura che circonda l’Abbazia di S. Salvatore in Summano: un nome che è ancora un mistero. Chi era Summano? Un’altra identità di Giove? Il dio Plutone? Un Dio pagano non di origine romana ma umbra? Di certo qui c’era un tempio pagano, del quale sono rimasti pochi lacerti in parte inglobati nell’edificio di culto cristiano che, con l’insediamento dei Benedettini intorno all’anno Mille, vi si sovrappose – sono fortunatamente ben conservati nella Cattedrale e nel Museo Archeologico Nazionale del capoluogo. Non è però solo l’edificio a rendere prezioso questo luogo. Suggestivo è tutto quello che c’è intorno: la radura, quel che rimane dell’antico cimitero, una quercia multicentenaria, le aquile che spesso sorvolano i prati. E il fitto bosco che li circonda, con i segni dell’uomo del passato e quelli delle tante specie animali che abitano l’Appennino.
Pier Luigi Bazzocchi
Come arrivare
Via Montalto
47027 Sarsina (FC)
Spettacoli in questo luogo
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