La pietra di diaspro “quando il cielo si squarcerà”
1 giugno, 19 giugno – 26 luglio 2007
“Quando il cielo si squarcerà e saranno dispersi gli astri e confonderanno le loro acque i mari e saranno sconvolti i sepolcri, ogni anima conoscerà quel che avrà fatto e quel che avrà trascurato”
Corano, Sura LXXXII, Al-infitâr
(Lo Squarciarsi)
“sopra un alto monte
di oro puro come vetro fuso
simile a vetro fuso
la sua luce brilla come pietra d’oro
come pietra di diaspro cristallino
una musica su ali d’angelo
si libera in cielo
infinite note si intrecciano
non vi sarà più notte
né bisogno di lucerna
o di sole
o di luce di sole”
Apocalisse di Giovanni
Fulcro dell’edizione 2007 di Ravenna Festival sarà l’OperaVideo Pietra di Diaspro – per soli vocali, soli strumentali, coro, orchestra e live electronics – nuova creazione del compositore Adriano Guarnieri e della regista Cristina Mazzavillani Muti. Pietra di Diaspro – che si avvale delle scenografie di Ezio Antonelli e di un complesso apparato di live electronics – è stata commissionata da Ravenna Festival allo scopo di trasfigurare e interpretare, attraverso i diversi linguaggi artistici (suono, immagine, parola) che le conferiscono una natura complessa e strutturalmente multimediale, quella particolare situazione di radicale conflitto che attanaglia oggi l’umanità, dopo il crollo delle ideologie e delle utopie. Il tema dell’Apocalisse viene affrontato, assieme alla dimensione testuale che parte naturalmente dall’Apocalisse di Giovanni per giungere alle drammatiche parole del poeta Paul Celan, attraverso un’articolata simbologia espressa sia visivamente che concettualmente e formalmente attraverso il numero sette (sette le parti principali di cui l’opera è composta, sette i solisti vocali, oltre a sette trombe, sette arpe ecc.). La nuova opera, che sarà diretta da Pietro Borgonovo, sul podio dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, suggella quel percorso dedicato alla contemporaneità, nelle sue forme più innovative e radicali, che il Ravenna Festival ha sempre seguito. Prestigioso il cast dei solisti vocali e strumentali, che vede riuniti artisti come la cantante Antonella Ruggiero, la soprano Alda Caiello, e il flautista Roberto Fabbriciani.
I temi enunciati dalla Pietra di Diaspro vengono poi declinati nel corso dell’intero programma del festival, che proprio alle antiche e moderne Apocalissi, tante volte evocate, annunciate o paventate nel corso della storia dell’umanità, e al numero Sette, viene dedicato.
Le Apocalissi, evento filosofico-teatrale-escatologico che vede la presenza del filosofo Massimo Cacciari all’interno della rocca veneziana di Ravenna (dove il festival ritorna ancora una volta dopo lunghi anni di assenza) e la voce di Elena Bucci.
Judicii Signum, altra commissione ‘tematica’ al musicista di origine serba Aleksandar Sasha Karlic, direttore dell’ensemble Theatrum Instrumentorum, rappresenta una sorta di grande polittico musicale dedicato alla rappresentazione musicale del tema dell’Apocalisse e del Giudizio Universale così come trattato dalle tre grandi religioni del Libro (Cristiana, Ebraica e Musulmana), e secondo le tradizioni ebraico-sefardita, gregoriana, greco-ortodossa, cristiana armena, ecc. Verrà eseguita anche una nuova composizione, sulle parole dell’Apocalisse di Giovanni, di Nikola Popmihajlov (docente di canto bizantino e primo cantore del Tempio di S. Giovanni Evangelista di Belgrado).
Dalla concezione dell’oscuro rovescio di uno dei più raffinati letterati del ’900 italiano, quale fu Tommaso Landolfi, cui la compagnia teatrale Fanny & Alexander dedica un nuovo lavoro (in vista del centenario della nascita), all’omaggio all’antropologo Ernesto De Martino, che ne La fine del mondo condusse una straordinaria ricerca comparata sulle apocalissi in ambito transculturale, attraverso le musiche di quel profondo Sud ‘magico’ da lui come nessun altro indagato, proposte da Ambrogio Sparagna, musicista ‘popolare’ ed etnomusicologo, l’edizione 2007 del festival proporrà varie occasioni di ascolto, tratte anche dal repertorio classico.
Altra opera in cartellone Die Walküre di Richard Wagner, secondo episodio della Tetralogia, nell’allestimento del Teatro Nazionale dell’Opera di Lituania, per la regia di uno dei maggiori registi viventi, di grande spirito visionario e capacità evocativa, il baltico Eimuntas Nekrosius, già protagonista di una passata edizione del festival, e con la direzione musicale di Jacek Kaspszyk.
Sempre particolarmente ampia e prestigiosa la fascia di programmazione riservata alle compagini sinfoniche e ai grandi direttori d’orchestra. Riccardo Muti dirigerà complessivamente tre concerti, il primo dei quali con i Wiener Philharmoniker, il secondo alla guida dell’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” (in quest’occasione affiancata da un’altra importante realtà musicale come quella dell’Orchestra Giovanile Italiana, per l’esecuzione della Symphonie fantastique di Hector Berlioz) e l’ultimo, sul podio dell’Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino per il consueto appuntamento con “Un ponte di fratellanza per le vie dell’amicizia attraverso l’arte e la cultura”.
Altra presenza particolarmente significativa sarà quella di Daniel Barenboim, tra i maggiori direttori oggi in circolazione sulla scena internazionale, che dirigerà la Staatskapelle di Berlino, per la prima volta a Ravenna, nell’esecuzione della grande Settima Sinfonia di Gustav Mahler.
Ritorna sul podio dell’Orchestra Cherubini il direttore inglese Wayne Marshall, che proporrà un Gershwin Gala che rimanda direttamente alle atmosfere di quella mitica “Età del Jazz” descritta da Francis Scott Fitzgerald.
La sempre ampia sezione musicale del Festival è poi variamente completata da altre interessanti proposte, che vanno dalla musica sacra nelle magnifiche basiliche bizantine ravennati (In Templo Domini) – protagoniste quest’anno alcune prestigiose compagini strumentali e vocali come l’Orchestra Barocca Cappella della Pietà de’ Turchini diretta da Antonio Florio, che si cimenterà nella Messa da Requiem, capolavoro di un importante esponente della scuola musicale napoletana, Francesco Provenzale, recentemente riscoperto; l’ensemble Il Suonar Parlante diretto dal violista da gamba Vittorio Ghielmi, con un programma particolarmente originale intitolato La peste di Amburgo. Lamenti e testi di Passione nella Germania per-bachiana (tra i compositori anche Dietrich Buxtehude, di cui ricorre il terzo centenario della morte) – alle oramai consuete e altamente apprezzate liturgie musicali domenicali che scandiscono il calendario del festival, fornendo l’occasione di fare conoscenza di tesori sia musicali che architettonici tanto preziosi quanto spesso ‘nascosti’; dai concerti cameristici, che oltre alla straordinaria presenza di uno dei massimi pianisti viventi, Grigorij Sokolov, comprendono un concerto della chitarrista classica americana Sharon Isbin assieme al percussionista brasiliano Gaudencio Thiago de Mello (Journey to Amazon), un recital del violoncellista-compositore Giovanni Sollima, fino agli appuntamenti legati al jazz, al pop, alla canzone d’autore e alle musiche popolari di tradizione.
Quest’anno Ravenna Festival darà ampio spazio ad Ambrogio Sparagna, etnomusicologo allievo di Diego Carpitella, inventore inesauribile di progetti musicali che partendo dal più autentico repertorio tradizionale riescono a divulgare l’espressività della musica popolare italiana, come dimostra l’esperienza straordinaria della “Notte della Taranta”, che ogni anno si ripete a Melpignano, in Puglia, e che Ravenna Festival porterà nell’affascinante cornice di Palazzo San Giacomo a Russi, innestandola sulla tradizione popolare del ballo ‘liscio’ e sul ricco patrimonio dell’appennino emiliano, tramandatosi fino a oggi grazie a personaggi come Melchiade Benni. Il progetto elaborato da Sparagna prevede infatti la produzione di uno spettacolo originale sul repertorio dei balli “saltati”, elaborato in forma originale con la grande Orchestra Popolare della Notte della Taranta: un organico speciale di circa cinquanta elementi composto da strumenti popolari italiani come organetti, zampogne, ciaramelle, flauti doppi e di corteccia, corni e conchiglie, arpicelle, chitarre battenti, mandola, mandolino, mandoloncello, tammorre e tamburelli.
È singolare come questo evento speciale del Festival non sia affatto estraneo alla tematica di quest’anno: la pietra di diaspro, infatti, veniva anticamente definita come “una pietra cieca sorda” che secondo i lapidari è dotata di proprietà benefiche, come quelle di “frenare attacchi epilettici e convulsioni e ogni forma di scossa, fino a una fissità imperturbabile”. Dunque questa arcana pietra dura costituirebbe un vero e proprio anthidotum tarantulæ.
Secondo progetto è quello del Dante cantato, commissionato anch’esso da Ravenna Festival e dedicato alla poesia cantata. Fino ad alcuni anni fa molte feste popolari che si celebravano lungo la dorsale appenninica erano segnate dalla presenza della poesia cantata, dove numerosi poeti-pastori si alternavano fra loro nell’improvvisare versi sul metro dell’endecasillabo dando così vita a vere e proprie gare costruite su contrasti poetici come ad esempio l’acqua e il fuoco, o l’estate e l’inverno. Accanto a questi momenti di improvvisazione, tipici della “singolar tenzone” in ottava rima, i poeti-pastori amavano cantare passi estratti dalla Divina Commedia insieme alle grandi gesta dai paladini di Francia, proponendo passi dall’Orlando Furioso e dalla Gerusalemme Liberata. Lo spettacolo Dante cantato intende riproporre questa antica modalità di partecipazione attiva all’esercizio della poesia. Diversi i poeti-cantori che animeranno il progetto: alcuni di essi, come Pietro De Acutis di Bacugno (Rieti) sono poeti improvvisatori tradizionali; altri come Peppe Servillo (voce degli Avion Travel), Lucilla Galeazzi e Anna Rita Colaianni, sono cantanti di grandi capacità espressive.
Altri protagonisti saranno i jazzisti Stefano Bollani e Pat Metheny, quest’ultimo in duo con Brad Mehldau. Bollani, vero e proprio fenomeno degli ultimi anni sia nella scena musicale italiana che in quella europea si esibirà sia in duo con il trombettista Enrico Rava sia col suo quintetto dei ‘visionari’, con la partecipazione speciale della vocalist Petra Magoni; mentre colui che è considerato il maggiore chitarrista jazz vivente si esibirà assieme al pianista, anch’egli statunitense, Brad Mehldau. Un grande maestro della canzone italiana d’autore nonché appassionato cultore del jazz americano, Paolo Conte, ha deciso di festeggiare proprio a Ravenna i suoi settant’anni, riproponendo una selezione di quelle canzoni che sono diventate a pieno titolo evergreen. Poi i Jethro Tull di Ian Anderson, leggenda vivente del rock britannico per l’inimitabile mix di folk, rock e mondo classico.
Il tradizionale spazio dedicato alla danza verrà aperto da uno degli spettacoli che, a partire dal 1995, anno del suo trionfale esordio nel teatro londinese di Sadler’s Wells, ha riscosso grandi successi ed unanimi consensi critici in tutto il mondo: Swan Lake, del geniale coreografo-regista inglese Matthew Bourne. Swan Lake ripropone in chiave moderna ed altamente originale le immortali musiche del Lago dei cigni di Tchaikovskij con coreografie di estrema originalità e potenza espressiva ed emotiva, lasciandone intatta la magica suggestione. Questa straordinaria rivisitazione ha fatto sì che Bourne sia stato l’unico inglese ad essere premiato nello stesso anno (1999) con due Tony Awards, come Best Director e Best Choreographer di Musical. Molti sicuramente ricorderanno la citazione cinematografica di Swan Lake nella scena finale del film di Stephen Daldry Billy Elliot dove Adam Cooper – indimenticabile primo interprete del Cigno – impersona Billy, ormai adulto, nel ruolo principale del balletto.
Da segnalare anche la presenza della Merce Cunningham Dance Company, storica compagnia statunitense di uno dei padri fondatori della Modern Dance; il Gala-Performance di una coppia d’eccezione: Alessandra Ferri (in quello che è annunciato come il suo ultimo anno sui palcoscenici) e Roberto Bolle, e l’ultimo spettacolo di Joaquin Cortés – il più amato “bailaor” di flamenco moderno – Mi Soledad (La mia solitudine).
La consueta sezione dedicata al teatro prevede quest’anno due nuovi lavori di compagnie e registi che risiedono a Ravenna ma che hanno acquisito rilevanza internazionale. Il primo di essi è Ubu sotto tiro, “secondo movimento” del progetto Arrevuoto Napoli Scampia, diretto da Marco Martinelli-Teatro delle Albe, a cura di Roberta Carlotto, e prodotto dal Teatro Stabile di Napoli-Teatro Mercadante. In scena “cento adolescenti tra Napoli e Scampia”. Mentre nel corso dell’inverno 2005-2006 Martinelli aveva lavorato con gli studenti di alcune scuole medie e superiori su La pace di Aristofane (Premio Speciale UBU 2006), questa volta il progetto di Arrevuoto consiste nell’allestimento di Ubu sotto tiro, farsa di Alfred Jarry, fondatore della Patafisica (di cui ricorre il centenario della morte) che stabilisce un ponte tra Ubu e Guignol, facendo una riflessione profonda sulla marionetta, l’uomo di legno, che muove al riso e incute terrore. Questa riflessione sulla marionetta non poteva che partire a Napoli dalla maschera-simbolo della tradizione partenopea: Pulcinella.
La compagnia Fanny & Alexander propone – dopo il pluriennale progetto dedicato ad Ada di Vladimir Nabokov (Premio Speciale UBU 2005) – un progetto teatrale (coprodotto da Ravenna Festival) che ha come proprio punto focale lo scrittore fiorentino Tommaso Landolfi, magnifico traduttore, misterioso e a volte indecifrabile costruttore di linguaggi e grammatiche, maestro delle sonorità e della musicalità della lingua. Lo spettacolo prevede l’utilizzo di musica dal vivo, secondo quella fertile modalità di rapporto tra voce e musica che Fanny & Alexander hanno ampiamente sperimentato col ‘progetto Ada’.
Concludiamo con i Concerti delle 7 che – riprendendo la fortunata formula di quelle Mozartiadi, che hanno caratterizzato l’edizione 2006 del festival – prevedono l’esibizione di formazioni cameristiche con giovani strumentisti (provenienti soprattutto – ma non solo – dalle fila dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini) in vari luoghi ‘non deputati’ della città, favorendo occasioni di incontro informale, nuove scoperte e piacevoli sorprese.