Si rinnova il dialogo fra la raffinata regia di Pier Luigi Pizzi e la sapienza musicale di Accademia Bizantina e Ottavio Dantone per la Trilogia d’Autunno: se nel 2024 hanno affrontato insieme Monteverdi e Purcell, quest’anno Händel è protagonista assoluto con due nuovi allestimenti dei suoi Orlando (12, 14 novembre) e Alcina (13, 15 novembre), a cui si aggiunge l’esecuzione del Messiah (domenica 16), in questo caso con Dantone alla guida dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e con il Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini” preparato da Lorenzo Donati. Con questo trittico intitolato L’invisibil fa vedere Amore continua anche il percorso del Teatro Alighieri alla scoperta e riscoperta del repertorio lirico del Seicento e primo Settecento – cosiddetto “barocco” – con interpreti d’eccellenza e importanti firme registiche.

Parte di quella tradizione operistica che trovò ispirazione nei personaggi dei cicli cavallereschi e include anche titoli di Vivaldi e Lully, Orlando (1733) e Alcina (1735) ruotano attorno a personaggi dell’Orlando furioso, capolavoro spartiacque nell’epica rinascimentale e testo sorprendentemente moderno. Nel poema ariostesco, il celebre paladino del ciclo carolingio perde il senno quando il suo amore per la principessa Angelica non è corrisposto. L’ambiguità fra potere e fragilità si ripropone anche nel personaggio della maga Alcina, ingannevole seduttrice che, come Circe nell’Odissea, può trasformare gli uomini in animali o piante. Se queste opere esaltano le passioni e la loro influenza sulle nostre azioni, il Messiah (1741), vertice della produzione oratoriale di Händel, celebra la centralità della figura di Cristo che quelle passioni e quella umanità ha incarnato e redento.


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